Un de' loro articoli essendo l'abborrimento dalla guerra, condannavano apertamente i Riformati che prendessero le armi contro i loro re, e ricusavano entrar nell'esercito, nè tampoco a difesa del paese.
I Socciniani però non ebber pace neppure in Polonia fino al 1638, perseguitati per ragion politica quasi fossero d'accordo cogli Svedesi. Dappoi si stabilirono in diversi luoghi, massime in Transilvania, dove prima aveali introdotti il Biandrata; e colà soltanto si conservarono, mentre altrove si fusero colle sêtte fra cui viveano.
Da Siena vedemmo pure fuggiti Mino Celsi e frà Sisto, ebreo convertito. Francesco Pucci, d'illustre casata fiorentina da cui erano usciti tre cardinali, stando a Lione sul commercio, frequentando letterati, e piacendosi alle controversie, sorbì le opinioni protestanti, e lasciati i traffici, si applicò alla teologia, e sperando avervi più libertà in Inghilterra, v'andò, e nell'Università di Oxford fu dottorato il 1574. Nel trattato De fide in Deum quæ et qualis sit, combattè i Calvinisti che prevaleano su quell'Università; onde perseguitato, ricoverò a Basilea, e legato d'amicizia e di credenze con Fausto Soccino, pubblicò una tesi che «tutto il genere umano fin dall'utero materno è efficacemente partecipe dei benefizj di Cristo e della beata immortalità». Le opinioni ivi manifestate lo costrinsero andarsene anche da Basilea; nè maggior tolleranza trovò a Londra, ove anzi fu messo prigione; nè in Olanda, ove con molti ebbe dispute, e anche con Soccino a proposito del suo libro De immortalitate primi hominis ante peccatum558. Neppur potè intendersi co' religionarj.
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