Il papa nel 1577 ne mandò copia a tutti i principi, le repubbliche, le accademie cattoliche; e avutane l'approvazione, nel 1582 pubblicò il nuovo calendario, sopprimendo dieci giorni fra il 5 e il 15 ottobre. L'anno vi è fissato di trecensessantacinque giorni, cinque ore, quarantanove minuti e dodici secondi; e che ogni quattro anni secolari, uno solo sia bisestile. La correzione è tanto prossima al vero (365g 5° 48' 55»), che sol dopo quattromila ducentrentotto anni i minuti residui costituiranno un giorno. Per verità sarebbesi potuto, invece del ciclo di quattrocento anni, adottarne uno di trecencinquantacinque, che avrebbe dato l'errore non di ventisette secondi, ma soltanto di un decimo di secondo sull'effettiva durata dell'anno: sarebbesi potuto far coincindere il cominciamento dell'anno col solstizio, e di ciascun mese coll'entrar del sole ne' varj segni dello zodiaco, e assegnare trentun giorno a quelli fra l'equinozio di primavera e l'autunnale, trenta agli altri, e scemo il dicembre. Questi difetti s'apposero in fatti, ma ben più spiaceva ai Protestanti che il papa comandasse, fosse pure in fatto di calendario; vi vedeano un attentato alla libertà dei principi, un'usurpamento sull'indipendenza delle nazioni, un'arroganza di questa razza italiana; esclamavano ne andasse dell'onore e della dignità dell'impero germanico, si compromettesser le libertà gallicane, fosse un'ordita de' Gesuiti; un primo passo, che chi sa dove menerebbe! Com'è stile dell'opposizione parlamentare, se non altro voleasi mettervi qualche restrizione; e i Grigioni proponevano di levar cinque giorni, invece di dieci. E lenti furono i principi ad accettarlo; solo nel 1699 vi s'acconciarono i Protestanti di Germania, nel 1700 l'Olanda, la Danimarca, la Svizzera, nel 1752 l'Inghilterra, nel seguente la Svezia, e non ancora i Russi nè i Greci, che perciò trovansi in ritardo di tredici giorni sul calendario nostro; locchè deve chiamarsi indipendenza.
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