Dopo gli ingenti dispendj di Leon X, Adriano VI avea trovato l'erario esausto, impegnate le gioje; ed essendosi egli proposto di non impor nuove gabelle nè centrar debiti, dovette parere spilorcio, e lasciò nel tesoro appena tremila scudi: pure avea mandato quarantamila ducati in Ungheria e tre navi ai cavalieri di Rodi per resistere ai Turchi. Clemente VII, il quale vide il maggior disastro che a Roma fosse mai tocco, introdusse nuove imposizioni, istituì prestiti, fra cui notevole il Monte della Fede per soccorrere Carlo V contro gl'irrompenti Musulmani. A Paolo III si attribuisce la prima ordinata imposizione sopra tutto lo Stato, qual fu il sussidio triennale, ma ed egli e i successori usarono sempre con grande riguardo delle gabelle e delle taglie. Spese immense sostenne Pio V nell'interno, oltre le quali, ebbe la campagna di Levante, coronata dalla battaglia di Lepanto; diede ajuto alla Francia, agli Inglesi cattolici, alla regina di Scozia; distribuì due milioni di scudi d'oro ai poveri, ne lasciò un milione nel tesoro, e cinquecentomila che maturavano fra tre mesi: e nella propria camera tredicimila scudi, destinati a limosine manuali, e centomila presso il mastro di casa.
Sisto V non introdusse un buon sistema: e chi lo conosceva allora? ma si fisse in mente che bisognava avere assai denaro per poter assai; onde, dopo avere speso secentomila scudi nella guerra de' Turchi, e cinquantamila per gli obelischi, ducentomila per l'Acqua Felice, ottocentomila per l'abbondanza, oltre le magnifiche fabbriche, ripose un tesoro di quattro milioni di scudi, che siamo meravigliati di trovare menzionato ancora ai giorni nostri nel trattato di Tolentino.
Non affatto scevro del nepotismo, fece cardinale suo nipote Alessandro Peretti di quattordici o quindici anni, con ricchi benefizj e pingui abbazie; ma questi ne fece ottimo uso; dotava cento zitelle l'anno, e oltre le limosine a mano, dispensò più d'un milione di scudi d'oro.
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