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      Le imprecazioni, troppo consuete in tempi di partiti, e quando la parte che soccombe è la più attuosa in parole e scritture, perseguitarono questa donna, rea sopratutto d'esser forestiera: e la storia servile la copiò, esibendola come il tipo dell'astuzia e della fierezza italiana, d'una politica egoista da Machiavello, d'una fredda crudeltà; e testè Michelet la chiamava «un verme sbucato dal cimitero d'Italia». Realmente essa, ancor giovane e avvenente, più non depose il bruno; de' rotti costumi suoi non cianciano che i romanzieri6, quantunque per politica tollerasse gli altrui; amante de' figliuoli, sebbene li trattasse da assoluta: operosa così, che fin venti lettere scriveva in un dopo pranzo: d'abilità insigne diè prova, dedotta da quel sentimento d'una grande responsabilità7, che si eleva di sopra alle considerazioni secondarie e alle calunnie di fazione: inarrivabile nell'affascinar chi l'avvicinasse, tenea la corte più splendida d'Europa, ricreata da feste, balletti, amori; e mentre la imputavano di cumular tesori, alla morte non le si riconobbero che debiti. Chi conoscesse anche solo i miserabili tempi in cui viviamo, saprebbe quante difficoltà porti il regolarsi in età di passioni violente, dove la medesima condotta produce applauso o esecrazione, anzi dà alternamente l'uno e l'altra. Quest'è ben certo che la politica di Caterina fu eminentemente francese, e mentre gli Ugonotti avrebbero venduto la patria agli Inglesi o chiamato a devastarla i raitri tedeschi, ella si staccò dall'alleanza di Spagna, cercata dai partigiani; e nel volere conservar se stessa in dominio conservò la Francia che minacciava o andar a brani o cascar nella tirannide. Con ciò siamo a gran pezza dal voler giustificare tutti i suoi atti, ispirati, come gli altri del tempo, dalla politica di cui si fe' dettatore quel Machiavello, che merita le apoteosi de' nostri contemporanei perchè insegnò che «la fraude fu sempre necessaria a coloro che da piccoli principj vogliono a sublimi gradi salire; la quale è meno vituperevole quanto è più coperta»8.


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Gli eretici d'Italia
Volume Terzo
di Cesare Cantù
Utet
1866 pagine 895

   





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