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      Come irrequieto nelle speranze, così era scandaloso ne' costumi, vestiva da laico, blandiva cortigianescamente, e con tal mezzo nel 1551 ottenne il vescovado di Troyes, colla licenza di conservare la lunga barba. Quivi inclinò alle dottrine de' Riformati, partecipò alle loro cerimonie, a cui la sua posizione aggiungeva molta autorità; Enrico II gli proibì di predicare; la Santa Inquisizione a Roma lo processò; ma egli ritrattossi pubblicamente, e si recò a' piedi del pontefice. Forse sperava il cappello cardinalizio, e non l'ottenendo, passò per Ginevra, e affiatatosi con Beza e con Calvino, adottò le loro confessioni: al colloquio di Passy cercò spedienti di conciliazione, ma dopo di quello professò apertamente la Riforma; chiamò alla sua città Pietro Martire e in man di esso abjurò, e unì una comunione protestante, pur conservando il titolo di vescovo, aggiunto a quello di ministro del Vangelo10, ed i Calvinisti, distruttori della gerarchia, pur continuarono a osservarlo come vescovo. Morì del 1569, e non è certo s'ammogliasse11. Scrisse il Miroir de la vraie religion (Parigi 1541), e nelle Lettere di principi a principi n'è una sua del 14 luglio 1559 per giustificare il Montgomery dell'uccisione di Enrico II.
      Tra ciò il calvinismo si diffondeva, e Pietro Paolo Vergerio, all'elettor di Sassonia scrivendo nel 1560 e 61, gratulavasi continuamente che le loro cose in Francia prosperassero; che essendo governatore il nuovo re di Navarra, zelante evangelico, sperava s'andrebbe in meglio, e si ridurrebbe a patteggi il papa. Il Barbaro, ambasciadore veneto a Parigi, alla morte di Francesco I calcolava che un terzo del regno fossero eretici: il Michiel, ambasciadore nel 1561, li portava a tre quarti, sebben l'altro ambasciadore Soriano l'anno stesso li restringesse a un decimo: e nel 1569 il Correr asseriva che, al tempo della maggior possa, gli Ugonotti erano un trentesimo del popolo, e un terzo della nobiltà12. Bayle, scrittore disaffezionato della religione cattolica quanto ognun sa, scrive che «stette a ben poco che i Protestanti non guadagnasser il sopravento al principio di Carlo IX, e se vi riuscivano, sa Dio che sarebbe divenuta la religione persecutrice.


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Gli eretici d'Italia
Volume Terzo
di Cesare Cantù
Utet
1866 pagine 895

   





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