Ed io dirò cosa che parrà incredibile ed è pur verissima, che insino ad alcuni coriari della conceria al Mercato era venuta questa licenza di parlare e discorrere dell'epistole di san Paolo e dei passi difficultosi di quelle, e come in ogni parte d'Italia dove avea predicato, così anche in Napoli lasciò partendo alcuni fedeli discepoli».
«Nella invasione che sopportò l'Italia degli eretici luterani sotto il Borbone, dice il Bernino28, ritrovavasi già o infetto o dispostissimo alla infezione il regno di Napoli quando colà giunse Giovanni Valdes... sovversore miserabile di quel popolo. Conciossiachè egli profondamente eretico luterano, ma altrettanto bello d'aspetto29, grato di maniere e, ciò che rende più attrattiva la bellezza, fornito di vaga erudizione di lingue, pronto di risposte e studioso della sacra scrittura, annidatosi in quella metropoli, ebbe uditori in copia e seguaci in fede».
Anche nella vita di Galeazzo Caracciolo (Ginevra 1587) è detto che il Valdes, «avendo qualche conoscenza dell'evangelica verità, e sopratutto della dottrina della giustificazione, aveva cominciato a trarre alcuni nobili, coi quali conversava, dalle dense tenebre, rifiutando le false opinioni della propria giustizia e dei meriti delle buone opere, e per conseguente dimostrando molte superstizioni». Giosia Simler protestante scrive pure che il Valdes «guadagnò moltissimi e massimamente dei nobili, a Cristo, e vi fu in quel tempo nella città di Napoli una comunità non ispregevole d'uomini pii».
Contano fra i pervertitori di que' paesi Marcantonio Flaminio, che, secondo il Bernino «si diè alla predicazione della vita spirituale pel territorio di Sessa e di Caserta», oltre il Carnesecchi e il Vermiglio, che a Napoli era abate degli Agostiniani in San Pietro ad Aram: il Giannone aggiunge che esso Vermiglio ebbe tanto credito e concorso di gente, che, chi non v'andava, era riputato mal cristiano30. Tra' costui auditori e settarj memorano Francesco Caserta, che poi trassesi dietro il marchese Caracciolo; Benedetto Gusano da Vercelli: Giovanni Montalcino «gran lettore delle epistole di san Paolo»31, Lorenzo Romano siciliano.
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