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      Istrutto da costoro, tornò a Napoli, ove ai seguaci del Valdes predicò l'obbligo d'astenersi dall'idolatria, ma non gli diedero ascolto, non approvando essi la dottrina che promette afflizioni, persecuzioni, perdita di beni e di onori, abbandono della casa, della patria, della famiglia per servir Dio33.
      Che cosa di lui seguisse il vedemmo: qui riferimmo tali rimproveri del Balbani per indizio dello stato delle chiese eterodosse nel reame. E anche il Vergerio dice che il Valdes lasciò «molti discepoli, uomini di corte: che se una parte di essi è riuscita netta e calda, l'altra è restata con alcune macchie, fredda e paurosa. Dio la scaldi e la faccia monda».
      Contro i triumviri della repubblica satanica (come Antonio Caracciolo qualifica il Valdes, Pietro Martire ch'è dice Cacomartire e l'Ochino) avventossi san Gaetano; andava o mandava ad ascoltarli, e non potendo più dubitare de' lori errori, li denunziò al cardinale Teatino; rivelò ai Napoletani la ipocrisia di costoro, che in veste d'agnelli aveano contaminato la Campania, e le indegnità commesse nelle loro conventicole, dove andavano mescolati uomini e donne; onde i capi fuggirono. Forse era tra questi il marchese Gianbernardino Bonifazio d'Oria, del quale raccontammo a p. 327 del volume ii, e al quale a Danzica sul Baltico fu posta una lapide che narrava qualmente in medio hispanicæ inquisitionis furore34, agnita ex scriptis Melanchtonis evangelii luce, paulo post exuli voluntario, ac primo Venetias, dein ob irati pontificis insidias per Helvetiam in Germaniam et ad wormatiense colloquium delato, morì ottagenario nel 1597, Bonifaciorum ultimus.
      Il biografo di san Gaetano racconta che questi «co' suoi ebbe grande omaggio dai pii, e concorsero a San Paolo, chiesa de' Teatini, innumerabil quantità de' principali nobili e del popolo, acciocchè quivi ricevessero i sacramenti della penitenza e dell'eucaristia, e udissero Gaetano e Giovanni Marinone che a vicenda predicavano sulle cose celesti, senza pompa di parole ma con egregio profitto di virtù».


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Gli eretici d'Italia
Volume Terzo
di Cesare Cantù
Utet
1866 pagine 895

   





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