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      Fra le Prediche di teologi illustri pubblicate da Tommaso Porcacchi ne sta una di frate Angelo Castiglione da Genova, recitata nel duomo di Milano il 1553, per consolare alcuni i quali doveano, subito dopo la predica, abjurare l'eresia.
      Milanese era frà Giulio Terenziano o di san Terenzio, che imprigionato a Venezia, potè fuggire oltremonti, e stampò opere ereticali col pseudonimo di Girolamo Savonese. Il Gerdesio (pag. 280) mal lo confonde con Giulio da Milano, agostiniano apostata, che predicò fra' Grigioni, e, da Poschiavo apostolava la Valtellina e l'Engadina, in Isvizzera pubblicò la prima e seconda parte delle prediche da lui recitate in San Cassiano di Venezia nel 1541, dov'egli stesso narra aver fatto ventidue prediche, le quali furono condannate. Di lui conosciamo una «Esortazione al martirio; vi son aggiunte molte cose necessarie di sapere a' nostri tempi, come vedrai nel voltar del foglio;
      «Se a cristiano è lecito fuggire la persecutione per causa della fede;
      «La passione di Fannio martire;
      «Epistola a li Farisei ampliati;
      «Epistola contro gli Anabaptisti, scritta a una sorella d'Italia;
      «Una pia meditazione sopra del Pater noster52».
      Morì vecchissimo nel 1571, nè sappiamo di che casato fosse.
      Anche frà Girolamo da Milano fe da pastore a Livigno in Valtellina, dove introdusse dottrine antitrinitarie.
      Di connivenza alle massime nuove è prova l'essersi a Milano tenuto gran tempo per maestro Aonio Paleario, benchè tacciato di disseminarne. E nella Biblioteca Ambrosiana abbiamo lettere sue, dove ringrazia il senato perchè neppure in tempo di gran carestia non lo lasciò mancar di nulla.
      Anche Celio Curione, del quale divisammo nel discorso XXIX, sottrattosi all'Inquisizione piemontese, ricoverò a Milano, v'ottenne una cattedra e ospitalità dalla famiglia Isacchi, colla quale villeggiava a Barzago in Brianza, e della quale sposò una fanciulla: e sebbene il papa insistesse perchè il senato milanese nol tollerasse, i giovani studenti lo difendeano così, che non si osava porgli addosso le mani; e sol dopo tre anni ritirossi a Venezia.


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Gli eretici d'Italia
Volume Terzo
di Cesare Cantù
Utet
1866 pagine 895

   





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