Il tante volte citato Caracciolo sa che «a Milano v'erano molti preti e frati e secolari eretici; capo di questi fu un don Celso canonico regolare, eretico marcio, e quel che fu peggio, era valente predicatore e favorito tanto dai nobili e dalla città, che il povero inquisitore, ancorchè in fin dal principio s'accorgesse delle sue proposizioni eretiche, tuttavia si ritenne dal processarlo. Costui infettò particolarmente il castellano suo grande amico. L'esito fu che alla fine, vedendosi processato dal Muzio per ordine del Sant'Uffizio di Roma, se ne fuggì a Ginevra, e di là mandava lettere ed avvisi a' suoi amici».
Intende Celso Martinenghi, bresciano, del quale tocchiamo altrove: ma in paese nè di lui trovammo menzione, nè di altri. Che però la diffusione dell'eresia fosse temuta ce l'attesta questa provisione dell'arcivescovo Arcimboldi, che sedette dal 1550 al 55.
Volendo il reverendissimo ed illust. signor Giovanni Angelo Arcimboldo, per grazia di Dio e della santa sedia apostolica arcivescovo di Milano e cesareo senatore, e il molto reverendo signore Bonaventura Castiglione prevosto di Sant'Ambrogio di Milano, commissario generale apostolico contro la eretica pravità in tutto il dominio di Milano, provedere che non seguino inconvenienti e scandali contro la santa fede cattolica ed apostolica nella città e diocesi di Milano; anzi volendo a suo potere provedere alla salute delle anime d'ogni fedele cristiano, e levare ogni errore e inconveniente che puotesse occorrere: per tenor delle presenti, ancora con partecipazione e consenso dell'illustrissimo ed eccelentissimo Senato Cesareo di Milano, ordinano e comandano che nell'avvenire, nessuno, sia di qual grado e religione si vegli, nè prete o altra persona ecclesiastica o laica, non ardisca nella città nè diocesi di Milano in alcuna chiesa o luogo di qual condizione o sorte si voglia, ancora fosse nelle loro proprie chiese o case, predicare, o leggere altrui la Sacra Scrittura, senza speciale licenza in scritto delli prelati monsignori, proibendo a qualunque prepositi, priori, rettori, guardiani e ministri delle chiese della città e diocesi di Milano, che non ammettano alcuno a predicare, nè leggere senza licenzia, come di sopra, sotto le medesime pene.
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