S’egli è vero che lo studio del passato divenga tanto più proficuo per un popolo, quanto più ferve in lui il desiderio d’una riforma, opportunissima, spero, sarà dal lettore italiano reputata la pubblicazione di questa Autobiografia della mia nobile amica, nel momento in cui, per sentenza della moderna civiltà e per legge dell’Italia redenta, la soppressione dei conventi è decretata.
L’inerzia, l’ignoranza, la depravazione del clero regolare, sono tracciate dall’Autrice in iscene sì energiche e pietose; l’oscurantismo, l’impostura, lo spirito d’intrigo, gl’istinti tirannici del clero secolare nell’ex regno delle Due Sicilie vengono ritratti in episodi tanto meritevoli della generale attenzione; la barbara pressione, che l’or estinto governo borbonico operò sulla mente, sulla coscienza, sul cuore di que’ miseri popoli, è rappresentata con siffatta eloquenza difatti, che, al già incominciato processo dei tempi scorsi potranno, a parer mio, queste Memorie portare non iscarso tributo di documenti interessanti.
Ferma adunque nella speranza di fare all’Italia cosa gradita ed utile al tempo stesso, e premunita del consentimento dell’Autrice, consegno il manoscritto alle stampe, acciocché il pubblico ne tragga ammaestramento e profitto.
Marta, baronessa d’Estraignes
Firenze, 1864
[11][bianca]
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Al lettore
Scrivendo queste Memorie niente altro mi son proposta che confermare, quanto è da me, con argomenti di fatto, l’opportunità e la giustizia del Decreto col quale si sopprimono dal Governo italiano i conventi, e disingannare a un tempo coloro, se pur ne restano ancora di buona fede, che tenesser quei luoghi per asili di tutte le religiose virtù.
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