Giungemmo a Reggio in poche ore di traversata, e cordialissima fu l’accoglienza usataci dagli abitanti in riva al mare.
Quattro carrozze menarono la nostra famiglia al grandioso
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palazzo destinato a mio padre. L’amenità del luogo, l’allegra comitiva, la calabra ospitalità ci fecero in pochi giorni dimenticare e i disagi sofferti per tre anni nella capitale, ed il sibilo sinistro della tempesta.
Facili a dissiparsi son le tracce che imprime la sventura nella puerile età.
Presentiva io forse allora le tempeste e i guai che m’aspettavano?
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III primi amori
Otto anni scorsero di vita uniforme, e non punto alterata da rilevanti vicende. I trastulli dell’infanzia, le giornaliere lezioni occupavano la giornata, chiusa ordinariamente al vespro da una scelta società di militari e di calabri, fra’ quali v’erano pur alcuni fregiati di letteraria celebrità. Nel corso di questi otto anni le mie tre prime sorelle passarono a marito, sicché rimasi in famiglia con un’altra, a me maggiore d’un anno solo. Giuseppina, bella ed infelice donzella, aveva le forme e il cuore degli angeli... Essa non è più!
Mal ferma sino a questo punto s’era dimostrata la mia salute. Nervosa per temperamento, pallida ognora nel volto, di complessione gracile, dotata di soverchia e però funesta sensibilità, io non prometteva di giungere alle proporzioni d’un organismo fortemente costituito. Entrata però che fui nel quattordicesimo anno, le mie forme presero uno sviluppo inaspettato, al pallore succedette il vermiglio, che sembrava maggiore di quello fosse in effetto, pel colore bruno della mia carnagione.
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Reggio Giuseppina
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