«Durante il regno degli Angioini queste dame furono il modello di tutte le virtù riunite al talento, frutto d’un’educazjone distinta; ma sotto il regno di Ferdinando il Cattolico e di Carlo V, allorché tutti i privilegi furono accordati all’ipocrisia ed ai segni esterni della pietà, si osservò un gran cangiamento tra i rapporti che ebbero le religiose colle genti del mondo. I disordini aumentarono a misura che i torbidi della guerra, e i vizi del potere delegato gettarono il paese nell’anarchia degli oligarchi. Furono i potenti, che rivestiti d’insegne, e splendenti pel fulgor delle corti, potettero sedurre delle dame pie, appartenenti alle prime famiglie; indi cedettero il posto agli uffiziali dell’esercito, e lo splendor delle armi la vinse sullo splendore che ricordava i galanti della corte. Per tal modo le seduzioni dell’amore, ed in seguito la corruzione, s’impadronirono dello spirito d’una folla di giovani beltà, delle quali l’anima pura e senza macchia non era stata fino allora accessibile che all’amicizia ed a tutti i sentimenti che ispira la virtù...
«Allora l’autorità, non poggiando su basi costituite, ma sopra privilegi ed esenzioni della nobiltà, del clero e della corte di Roma, piegavasi a norma delle circostanze, e vedeva, impotenti a soccorrerla, un numero dei suoi sudditi morire sotto i suoi occhi dalla reazione di tanti poteri, o eludere il principale, quello cioè che veniva dal trono. Le corti auliche giudicavano gl’individui appartenenti alla Corte ed all’esercito; i membri del clero avevano il loro foro, che appellava alla Corte di Roma, ed i monaci ne dipendevano direttamente.
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