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      «È questo il rispetto» dissi fra me, «che i ministri e le spose del Signore hanno pel sacramento dell’Eucarestia? Lasciano dunque il mondo le educande, per venire a prendere in questa scuola siffatte lezioni di costumatezza e di castità!».
     
      La sfera frattanto del mio isolamento ristringevasi di giorno in giorno. La mia perseveranza nel dichiarare di non volermi monacare irritava le religiose tutte. Esse, concordi in questo disegno, davano la colpa al mio confessore che, a loro dire, non sapeva persuadermi ad abbracciare la vita claustrale.
      «No, non è buono per te quel confessore» mi andavano ripetendo; «e la prova patente della sua incapacità fassi vedere nella brevissima durata della sua operazione. Egli ascolta, e non parla, dunque, privo di spontanea attività, si contiene in uno stato di passiva udizione. Ti ha egli, per esempio, significata la diversità che passa fra la vita dei mondani, la cui maggior parte piomba nell’ombre eterne, e quella dei religiosi, che quasi tutti si salvano?».
      Le monache non si davano pace: questa mi esortava di qua, quella mi catechizzava di là, tutte dal più barbaro vernacolo e dalla più zotica superstizione tiravano argomenti, onde esorcizzare lo spirito maligno che m’ispirava avversione insormontabile per la loro società. Una fra le altre, chiamata Maddalena, la più fanatica, veni-
     
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      va ogni sera nella stanza della zia Lucrezia, coll’intento di convertirmi a tutto costo. Poiché vide anche questa tornati infruttuosi gli assalti sofistici della sua logica, «Vuoi farmi un piacere?


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





Eucarestia Maddalena Lucrezia