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      Non tralasciava io pertanto di scrivere indefessamente a mia madre, supplicandola a voler mantenere la sua promessa; ma le risposte di lei rispondevano debolmente alle mie aspettative. Nel mese di marzo mi disse d’avere malata una sua figliuola; in quello di aprile, riferendosi alla morte della zia Lucrezia, poco innanzi avvenuta, mi faceva osservare che non conveniva lasciare così presto l’altra zia badessa; nel mese di maggio trascurava di rispondermi, ed alfine in quello di giugno io cadeva inferma. Il generale Salluzzi, Giuseppina, ed una mia sorella maggiore, che allora trovava-
     
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      si in Napoli, con unanime risentimento notarono a mia madre tale trascuratezza. Essa rispose, non poter venire personalmente, ma però trovarsi in Napoli una dama messinese, sua intima amica, la quale, dovendo fra poco rimpatriare, volentieri si sarebbe presa l’incarico di accompagnarmi per viaggio: sarebbe poi stata sua cura di prendermi da Messina a tempo debito.
      Il ricevimento di quella lettera mi colmò di gioia... Ritornare in Reggio, ricuperare il sommo bene della libertà, rivedervi Domenico! Mi risovvenni dal sospiro d’Alighieri...
     
      Libertà vo cercando, ch‘è sì cara,
      come sa chi per lei vita rifiuta.
     
      Il mio confessore, avvedutosi di tale sentimento, lo dichiarò peccaminoso; le suore mi dissero ingrata verso Dio, verso san Benedetto, verso loro, e, per quasi un mese che quella dama messinese in Napoli si trattenne, non fecero che sfegatarsi a squadernarmi assurde storielle intorno a persone cadute nella dannazione, per non aver dato ascolto alla voce del Signore che le chiamava al chiostro; per esempio di un Bambino di legno rimasto col piedino alzato, in quell’atto stesso che dava un calcio a M. C., educanda uscita del monastero; di talune percosse date dalla statuetta di san Benedetto alla lastra della sua nicchia; di apparizioni di anime del Purgatorio, di streghe, di vampiri, di demonii, tutte cose, quanto spropositate, altrettanto nuove per me.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





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