Una parola ancora intorno agli esercizi spirituali. L’ammissione a’ voti richiede un preventivo esame; quest’esame della vocazione lo subii dal vicario generale della Chiesa napoletana.
È stato in origine istituito per esplorare il libero arbitrio della novizia; ma, come tutto degenera in questo mondo, quell’esame non è più che una mera formalità. Ecco alla sfuggita un saggio delle oziose interrogazioni rivoltemi:
«Se dal palazzo reale vi pervenisse l’invito ad una festa da ballo, e dalla superiora otteneste il permesso d’uscita, vi sentireste tentata di andarvi?».
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Risposi subito di no.
«Se in questo momento, almeno, si presentasse una carrozza con quattro bellissimi cavalli e splendido equipaggio, e foste invitata a fare una passeggiata lungo la riviera di Chiaia, ne uscireste?».
Risposi del pari negativamente.
«Se alla morte di una donna regnante venisse per avventura offerta a voi la sovranità, rinunziereste, per un serto effimero e periglioso, all’alto onore d’esser chiamata sposa del Figliuolo di Dio?».
Non so però quello che avrei risposto, se invece mi avesse domandata:
«Il vostro cuore è morto all’amore?»
«Se il vostro amante vi si buttasse ai piedi e vi giurasse di condurvi oggi stesso all’altare, esitereste ad uscire?».
L’interrogatorio schiva con esimia destrezza quest’arcipelago di scogli, e naviga soltanto nel pelago imperturbato delle inezie.
Ad evitare il caso che la donzella palesi in quell’esame l’aborrimento suo allo stato che ha poc’anzi abbracciato per violenza dei parenti e per sobillamento del confessore e per amorosa disperazione, la diplomazia clericale decreta di strappare sull’istante lo scapolare alla giovinetta che sdrucciolato avesse in simili confessioni, e di sfrattarla dal chiostro nell’intervallo di 24 ore dicendole:
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Chiesa Chiaia Figliuolo Dio
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