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      Il cortinaggio, qualche volta magnifico, sta sospeso ad un anello di ferro attaccato alla soffitta.
      Non possono tener oggetti di lusso sopra i comò; ma in un armadio a muro tengono riposto prezioso vasellame, e la più antica porcellana della China.
      È proibito di ritenere molto denaro nella propria stanza; havvi però nel monastero un luogo, chiamato il “deposito”, dove tutte separatamente conservano il loro numerano.
      In quanto al vitto, l’astinenza loro non la cede neppur a san Giovanni il Digiunatore. Mangiano quattro piatti la mattina, uno dei quali è sempre di pasticceria, ed un piatto la sera; il pane, di sopraffina qualità. Hanno il costume divoto di non mangiare frutte fresche il giorno di venerdì, il che però non impedisce che le mangino giulebbate a discrezione.
      Possono fare un complimento, ovvero mancia, di ducati quattro al mese: la superiora può darne sino ad otto, ed il vicario può disporne fino a dodici. Volendolo fare di centinaia, fa di mestieri premunirsi d’un permesso, che si ottiene dall’Eterna Città.
      Ciascheduna delle monache ha un particolar santo protettore, cui suol celebrare una gran festa. Questa solennità richiede più settimane di cure e di preparativi. Tutte fanno a gara di renderla più splendida, contraendo debiti in mancanza di denaro, o sciupando il loro avere in oblazioni ai preti, in mancie ai monaci, in complimenti a’ chierici che uffiziano in chiesa e servono le messe.
      Usano lo stesso all’occasione delle loro feste onomastiche; né è a dire lo scialacquo che vi si fa nei giorni di Pasqua e di Natale.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





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