«Sì... se la morte non giungerà sollecita... inevitabilmente tradita... già il seno... maledetto!... scomunicato!.., vattene alla malora, né mi parlar di Cielo e di Madonna; se la Madonna soccorre gli sven-
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turati, perché dunque non viene in soccorso a me ed alla creatura che mi sento nelle viscere?».
Favellò il più delle volte d’un giovine dagli occhi neri, che era stata solita di vagheggiare dal finestrino presso la chiesa, nè si lasciò persuadere a ricevere il prete e i Sacramenti. Abbandonata alla più cupa disperazione non cessò di ripetere le mille volte ch’ella era irreparabilmente dannata. Orride, strane allucinazioni sopravvennero a funestarle gli estremi istanti.
Di notte tempo mentre tutte dormivano, tranne due o tre che vegliavano al suo fianco, gridava:
«Questo luogo è infestato da’ demonii... eccoli là... li veggo... uno per uno! Ohé, perché tu in codesto angolo fai mille sberleffi? E tu in codest’altro, perché scuoti le pareti, urtando colle corna la soffitta?».
Altre volte diceva:
«E voi, anime innocenti, non contaminate d’impurità, fuggite, involatevi presto dal mio contatto! Se ne usciste macchiate, ohimè, non basterebbero tre anni di penitenza a purgarvene!».
Le monache perfettamente convinte che la delirante fosse ossessa da spirito maligno, pensarono di farla esorcizzare da un monaco crocifero; né è a dire l’universale spavento all’idea che il monastero fosse invaso da’ demonii.
L’esorcismo fu praticato con imponente solennità, ma non ebbe alcun effetto. Le monache tutte affollate nel luogo della cerimonia, e facendosi continuamente segni di croce, si aspettavano a bocca aperta di veder sbucare dal corpo dell’invasata la figura di Satanasso; ma la curiosità loro fu delusa: non era ancor vicino il nono mese.
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