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      Mi rispose:
      «Voglio starmene, amica diletta, appresso di voi: non voglio rientrare che per voi sola».
      «Ma io sono in procinto di lasciare San Gregorio».
      «Son già passati dei mesi dacché siete pronta a partire, ma chi sa se ve lo permetteranno?».
      Il giorno che per farla rientrare fu convocato il Capitolo, volli mettere in salvo la mia coscienza. Nell’atto di dare il mio voto, alzai la mano, e feci vedere a tutte quante che nell’urna bianca io gettava la pallina nera. L’ammissione riuscì coi soli voti delle monache vecchie: le giovani lo diedero contrario.
      Entrò adunque, ma poco dopo si pentì di non avere seguìto il mio consiglio. La sua tosse, esacerbata durante la notte, disturbava i sonni della conversa. Per evitar le rampogne e le imprecazioni che per tale motivo ne riscuoteva, la povera malata cacciava il capo sotto le coltri, e vi rimaneva immota e quasi sepolta.
      Una mattina la conversa andò a svegliarla: pareva immersa nel sonno. La chiamò a nome, la tornò a chiamare: non diè risposta. La scosse: non si muoveva. Rimosse allora la coperta che le nascondeva il volto... Era morta!
      Sedici volte sono ritornate da quel tempo le rondinelle, ma lo spirito angelico di Chiarina non farà più ritorno in questa valle di lagrime!
     
      [167][bianca]
      [168]
     
     
     
      XVIIIl cardinale Riario
     
     
     
     
     
      Il cardinale Riario Sforza venne esaltato alla sede arcivescovile di Napoli sei mesi dopo la morte di Caracciolo, suo predecessore, e dopo il vicariato di Savarese. Troppo giovane ancora per tale carica, scarso d’istruzione, privo altrettanto di pratica che di prudenza, e di costumi sdrucciolevoli anzi che no, aveva ottenuto il governo di quella chiesa mercé l’intervento di suo zio, il quale in quel secolo d’oro del papato disponeva a suo talento della volontà di Gregorio XVI.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





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