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      Questo spavento vi serva di lezione! Quanto a me, sarò di parola: sono determinata di lasciare il conservatorio, ma lo lascerò quando piacerà a me, e non quando piacerà a voi».
      A ristorare le smarrite forze, chiese la superiora un bicchier d’acqua, e glielo porsi; indi con occhio pieno di carezzevole sommissione, sogguardatami, e stretta tenendomi la mano:
      «Sono sicura» disse, «che questa commedia non andrà per i giornali! a questo patto resteremo amiche... Un altro bicchier d’acqua, vi prego!».
      D’allora in poi me la passai, non felice, ma libera da molestie, né più ebbi a lagnarmi delle fantasticaggini della superiora. In quanto a’ birri, la sorte li riservava, non a lei, ma a me.
     
      [199]
     
      A me, pur troppo: perché le cose d’Italia precipitavano a ruina fatale. Carlo Alberto, sconfitto presso Novara dall’Austriaco, era costretto ad abdicare ed abbandonare l’Italia. La corte pontificia, da tale disfatta incoraggiata, invocava da Gaeta, per essere ristaurata in Roma, le armi degli Stati cattolici, e già si accingevano in suo soccorso l’Austria, la Spagna e la repubblica francese. In Toscana veniva ristabilito il dominio granducale per una sollevazione popolare in favor dell’antico regime, mentre Venezia, abbandonata a sé sola, e Roma strettamente assediata, lottavano: questa contro i Francesi, quella contro gli Austriaci, con sforzi eroici di prodezza.
      Benché profondamente afflitta dalle infelici condizioni dell’Italia, non perdetti di vista la speranza di finirla coll’Ordine benedettino.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





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