Pagina (243/337)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Era evidente, che, come quelle della povera Italia, le mie sorti andavano in rovina.
     
      [200]
     
      Un mese dopo mi veniva dal Riario partecipato un Breve pontificio, per cui Pio IX mi concedeva la grazia di starmene stabilmente in conservatorio, sotto condizioni di clausura potendo però uscirne l’estate per i bagni di mare, purché i medici li avessero ordinati, e di più che fosse piaciuto all’arcivescovo di permetterli. Quanto poi alla lite mossa dalle monache, ordinava ch’io dovessi versare alla cassa di San Gregorio ducati mille, e che da quel monastero percepissi, vita durante, un assegnamento mensile, proporzionato alla somma da me versata.
      Insino allora aveva ricevuto per mio mantenimento ducati 14 e mezzo; da quel momento non mi vidi più consegnare che una polizzetta mensile di ducati sei, a titolo d’alimento mio, e della conversa. Carità e munificenza fratesca!
      Alla necessità non resistono neanche gli Dei. Giuocoforza mi fu ristringere il vitto ad una sola pietanza, ed assuefare il palato al pane nero. Ciò dovei fare, mentre, di porpora decorato, l’autore della mia indigenza dava pranzi sontuosi a’ parassiti papassi, suoi colleghi, che, da Roma trafugati, rifluivano presso i Borboni, affine di seco loro consultarsi intorno a’ mezzi di ribadire più sicuramente i ferri al popolo d’Italia.
      Venne Pio IX in Napoli, tramutato di luogo, come di colore e di sentimenti. Sebbene uscissi spesso, reputai superfluo, anzi pericoloso, il disegno di ricorrere nuovamente alla sua misericordia. Egli, che chiudeva l’orecchio a’ gemiti della sua patria, per quale supremo privilegio l’avrebbe aperto alle lamentazioni d’una povera monaca?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





Italia Riario Breve Pio IX San Gregorio Roma Borboni Italia Pio IX Napoli Carità