Pagina (245/337)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Salito adunque il papa sopra una certa terrazza, benedisse complessivamente tutto il gregge a lui dintorno. Non so chi m’accennasse all’attenzione sua. Fissò egli lo sguardo sopra di me, e disse:
      «Una benedizione particolare alla monaca claustrale!».
      Ed alzata la destra, mise la parola in effetto.
      Quell’atto non mi recò alcun conforto. Io m’augurava salute, tranquillità, ed emancipazione dall’ignobile servaggio, Ora, quali di questi beni mi recava quella benedizione?
      Da lì a pochi giorni Pio IX ritornava in Roma, lieto quanto quel suo predecessore, che alla caduta di Rienzo ritornava vescovo e signore nell’Eterna Città. Il cardinale colse il momento per infierire contro di me.
      Mi giunse all’orecchio allora che tutti i rigori della clausura stavano per essermi scaricati addosso; per lo che mi veniva proposto di restituirmi presto al primiero carcere, di rinunziare una volta per sempre a qualsiasi speranza d’affrancamento, di rassegnarmi alla sorte delle altre monache, senza più ruminare ulteriori tentativi: e in compenso di tale atto d’abdicazione, mi si lasciava travedere l’onore d’un badessato, che per un Breve di speciale condonamento, nonostante l’età giovanile, avrei ottenuto.
      Quanto più attraente di tale prospetto era il pan nero che divideva colla mia buona e fidata Maria Giuseppa! Feci rispondere al porporato, ch’io preferiva soggiornare libera in una capanna, anziché badessa in un carcere.
      Come rispose Sua Eminenza? Mi tolse anche quel magrissimo assegnamento mensile di sei ducati!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





Pio IX Roma Rienzo Eterna Città Breve Maria Giuseppa Sua Eminenza