Le trattenne un poco il rispetto che volevano dimostrare a me. Non sì però che una di esse non le tendesse una maligna trappola. Eravi al disopra della gradinata una stanza formata a guisa di tunnel, passaggio piuttosto pericoloso;
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quella briccona si pose in agguato ad una finestra superiore, e nel punto che la badessa passava di lì, rovescia a perpendicolo sul mal fermo terreno un vaso di fiori pesantissimo. La misera vecchia dové la sua salvezza alla pura combinazione d’essersi soffermata un momento prima di porre il piede sul passo fatale.
Una mattina le fecero trovare, dipinte alla sua porta, due grandi croci nere, sovrapposte ad un cranio: minaccia di morte.
Quelle ribalde misero in opera tutti i mezzi di seduzione onde attirare a’ loro conciliaboli la mia conversa; ma Maria Giuseppa, la quale per probità e saviezza faceva eccezione al proverbio, non solo assurdo ma falso, che il tuo più gran nemico, dopo il fratello, è il servitore, Maria Giuseppa, dico, lungi dal prestare orecchio alle loro parole, si fece rigida censora del loro contegno. E le biasimò altamente nell’occasione che, essendo stata la badessa confermata dai superiori nella sua carica, elle si diedero a suonare tutte le campane a lutto. Fecero anche di peggio in un’altra circostanza.
La sera d’una festa popolare, avendo la superiora proibito a quelle sciagurate di salire sul belvedere, attesoché, Sotto il pretesto di vedere i fuochi artificiali, questo indispensabile condimento allo spettacolo napoletano, esse non avrebbero mancato di fare delle pezzuole altrettanti telegrafi corrispondenti col quartiere militare, esse, fortemente per tale divieto indispettite, ammonticchiarono all’uscio della badessa una dozzina dei loro pagliericci, e vi appiccarono il fuoco; poscia, come la paglia ebbe divampato, presero a saltare sulle fiamme, a modo dei monelli di Napoli, quando, riuniti d’inverno alle cantonate, possono attaccar fuoco agli avanzi di paglia delle scuderie.
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Maria Giuseppa Maria Giuseppa Napoli
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