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      ».
      E senza mettere tempo in mezzo, cominciò a leggere ad alta voce... Alla quarta linea divenne pallido; a mezza lettera gli morì la voce fra i denti: e seguitò a leggere solamente cogli occhi.
      In quel foglio io aveva scritto di lui ogni ben di Dio: gli davo del-
     
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      l’impudente, dell’ubriacone, del seduttore, del tanghero; eravi, tra le altre cose, ricordato un fatto vero: cioè, che venendo ogni dopo pranzo avvinazzato, egli chiamava ora l’una ora l’altra delle monachelle nella propria stanza, e vi rimaneva lungo tempo da solo a solo col pretesto di farsi aiutare a recitare l’uffizio. La lista del bucato terminava col seguente epigramma:
     
      Vuol ragazze l’Eziandio...
      Non è prete anch’ei, per Dio?
      Prete, o frate, tanto basta:
      Sono tutti d’una pasta.
     
      Chiedo grazia al lettore di questa scappata: voleva quasi toglierla; ma le Memorie, non sono, siccome la storia, obbligate a sopprimere il lato comico.
      La lettera fu messa rabbiosamente in pezzi, e l’indomani della farsa veniva la priora a dirmi come Sua Eminenza volendo, per la mediazione del nunzio, farmi partecipe degli effetti dell’inesausta sua misericordia, mi largiva il permesso di scendere in parlatorio, e consegnare sigillate le lettere al servitore di mia madre.
     
      Intanto l’egregio mio confessore non mancava di visitarmi due o tre volte alla settimana. Io conferiva, o per meglio dire combatteva lungamente con lui intorno ai principali punti della disciplina ecclesiastica, e intorno al grado di rispetto che può il presente concedere all’autorità del passato.


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





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