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      .. Ma, ripeto, deponiamo i vicendevoli rancori; vi userò da ora in poi la più inalterabile carità».
      «Eminenza, vi ho conosciuto per lunga esperienza e durissima... In avvenire vi bacierò anch’io la mano, se vorrete, ma non permetterò che in ricompensa mi regaliate un morso! ».
      Quell’archetipo di simulazione sarebbe, credo, rimasto impassibile al più grave oltraggio, purché avesse potuto accalappiarmi di nuovo. Propose di scegliermi un altro chiostro, incomparabilmente più comodo che non era il presente: di accordarmi il permesso d’uscire ogni giorno: di procacciarmi un nuovo e più largo assegnamento.
      Gli troncai le parole in bocca, dicendo:
      «No, no, buon padre; voi qua, io là... Ognuno al suo posto. Determiniamo chiaramente fin da questa conferenza, che sarà l’ultima, il posto che a ciascheduno di noi conviene... Patti chiari, amicizia lunga».
      «Verrò di tanto in tanto a visitarvi... lo permetterete?»
      «Non lo sperate!» dissi in tuono fermo; ed alzatami per uscire,
     
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      con un’aria di sovrana, che avrebbe ricordato Elisabetta nell’atto di congedare sdegnosa l’arcivescovo di Canterbury:
      «Troppo lunga durò, troppo oppressiva mi tornò la vostra tute la Vorrebbero ch’io vi chiedessi conto del passato: non lo farò. Ma è tempo ormai che, ritornato in pace alla vostra sede, vi prendiate cura della propria salute ben altrimenti che non avete fatto per la salute della vostra pupilla! Se non volete esser incolpato di snaturatezza, se all’onore che vi è dovuto credete necessari il rispetto mio e il rispetto del pubblico; tornate, monsignore, tornate tosto alla vostra sede, e in avvenire liberatevi da quella smania d’intrigo e di prepotenza che, mettendo a repentaglio la vostra riputazione, distrugge di giorno in giorno la vostra autorità! ».


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Misteri del chiostro napoletano
di Enrichetta Caracciolo
pagine 337

   





Elisabetta Canterbury Vorrebbero