..» disse; «aspettate vostra sorella a’ Granili, e quando passerà, unitevi a lei».
Il 4 novembre del 1854, dopo tre anni e quattro mesi di crudele prigionia rividi la luce del giorno. Una monaca di quelle che vivono fuor del monastero e si chiamano di casa, fu mandata dal vescovo per accompagnarmi: atte a quest’ufficio (secondo il parere di Riario) non essendo state giudicate né le mie sorelle né la vecchia dama che veniva con me.
Che ne avvenne? Cotesta monaca, perché sofferente d’oppressione, venne non in carrozza chiusa, ma aperta: terribile contravvenzione!
A Resina incontrammo per caso Sua Eminenza. Il cocchiere si levò il cappello, egli alzò la mano per benedire; senonché, stupefatto di vedermi seduta in carrozza proibita, rimase colla mano sospesa.
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XXIVLo spionaggio
Nuovamente restituita al mondo dei vivi, tutti nuovi m’apparvero gli oggetti, che credeva di non più rivedere. Aspirai l’aria pura a grandi sorsi, come se contate fossero le ore che m’era lecito goderne, e mi sentii tocca da viva commozione agli aspetti desti, ridenti delle genti che passavano. Le penose rimembranze si ristrinsero in un punto impercettibile, pronto pur esso a svanire; e per lo contrario la strada che faceva in carrozza mi parve fiancheggiata da un’immensità, i cui orizzonti eccedevano di gran lunga le mie aspirazioni.
Avvertita che avrei fatto meglio per ora a valermi della ricuperata libertà in campagna, che non in città, risposi quello essere appunto il mio proponimento. Assetata d’aria, di luce, di spazio, di libero movimento, presi ogni mattino a compagna la mia vecchierella, e lasciata la città, m’arrampicava su per le balze boscose di Castellamare.
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