«Eppure, Sire, il re Lazzarone pare il miglior di vostra stirpe: re Francesco fu un terribile crepuscolo di sangue. Bosco spiantato, grida ancora giustizia a Dio; la memoria di De Matteis fa tuttavia fremere di raccapriccio le Calabrie; i traffichi di Viglia e della De Simone tengono ancor velati gli occhi all’angelo del pudore; le catacombe de’ Carbonari, gli scrutinii di Stato, le giunte di Macri, di De Girola, di Jauch fanno ancora rizzare i capelli a coloro ch’ebbero poi a vedere i Mazza, i Governa, gli Aiossa. Per cinque anni, cinque milioni di uomini non osarono respirare per paura di rivelare che vivevano. La Congregazione avviluppò della sua nera sottana il reame, e disse: il Reame sono io! Il gendarme schiuse una manetta gigantesca e disse: vi tengo! Re Francesco insomma non fu altro che uno spegnitoio: il suo governo, una macchina pneumatica. Canosa tirò sangue: Medici tirò oro: gli altri si affaticarono a gara onde orbar c d’onore, di mente, di coscienza, di vita morale. Ruffo prostituì Napoli ai piedi dell’Austria; Tommasi trafficò la giustizia; Nunziante e Pastore l’esercito. La religione divenne ordegno da tortura degli spiriti, e strumento primo di regno; il regno fu la polizia. Questo Claudio postumo, che visse di spettri, di rimorsi, di spergiuri, di rancori, eternamente per l’insurrezione del ‘20 assetato di sangue e di vendetta, implacabile come Silla, freddamente e cristianamente boia, dopo cinque anni morì... dove andò?
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«Aveva ereditato un popolo sfinito, lasciò un cadavere.
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