Nessun principe tenne per più lungo tempo e più duramente tesa la mannaia sul capo dei suoi popoli. Dopo la proclamazione dello Statuto, lo spergiuro; poi il colpo di stato del 15 maggio; poi una lotta implacabile fra popolo e re — e sopra tutto questo, la testa di Medusa dell’Austria, più terrificante che lo stesso re, più esecrata che la stessa banda Peccheneda, Mazza, Governa ed Aiossa.
«I vostri antenati, Sire, che altro furono se non i Colombo degli sbirri-tipo? Vi volle del genio per creare i Canosa, gl’Intonti, i Delcarretto, i Campagna. Riformatore di finanza, Ferdinando ha finito per lasciarci un debito pubblico di circa dodici milioni, ed un budget di 39 milioni, senza fare, come Re Vittorio, ferrovie per il popolo e guerre per l’Italia. Riformatore di amministrazione, Ferdinando produsse i Longobardi, i Carafa, gli Aiossa, i De Liquori e D’Urso, Ferdinando Troya e Murena; pose sbirri e spie nei seggi episcopali, nelle intendenze, nei tribunali, alla riscossione dei dazi, all’amministrazione delle finanze, ai posti diplomatici, da per tutto; da per tutto una macchia di fango, una macchia di sangue, uno spergiuro, un imbecille. Ordinatore di soldati, Ferdinando smunse fino alla linfa il popolo onde arrivarne, egli, all’iperbolica fuga di Velletri, e l’esercito suo, alle sconfitte di Sicilia, non dei Siciliani, e alla dissoluzione dei corpi in Calabria. Ordinatore di religione, Ferdinando inventò una specie di concordato di polizia, e ridusse il clero tutto a prendere le armi, questi per rovesciare il trono, quelli per consumare vespri traditori contro la nazione.
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