Ora volete tentar le sorti d’un’estrema resistenza fra il Volturno ed il Garigliano... Ciò che rubaste, come re Ferdinando I, ciò che cumulaste di goccie del nostro sangue e ne faceste oro, abbiatevelo pure, e che Dio non vi chieda conto del boccone di pane del povero... Ma consegnare le nostre vite e le nostre navi all’Austria, ma provocare novelle lotte fratricide dietro le piazze forti di Capua e di Gaeta, questo è troppo. Però, badateci! La sorte fa dei tristi giochi, e si esaurisce la pazienza dei popoli. Luigi XVI si sarebbe mai creduto dover essere arrestato a mezza strada, e ripartirsene per la via della ghigliottina? Giacomo Il, Carlo X, Luigi Filippo si sarebbero mai aspettati doversi lentamente consumare nell’esilio? Gaeta non è imprendibile. E se vi prenderemo?...
«Sire, saper cadere è la più malagevole di tutte le grandezze. Voi non potrete finire come Giuliano, come Manfredi, come Kosciuszko; sarebbe ingenuità pretendere da voi la fine di Silla, quella di Carlo V, quella di Cristina di Svezia, o l’atto di Fontainebleau; educato da cappuccino, non potete congedarvi da uomo. Fate adunque come Cesare moribondo: copritevi il capo... ed uscite d’Italia. Siete giovane ancora. Riabilitarvi alla dignità reale, è impossibile. Potrete però farvi stimare come uomo ed italiano, se, quando saremo per combattere sotto Verona la suprema battaglia, imiterete il vostro giovane parente, il duca di Chartres, prendendo il fucile di volontario, e mischiandovi nelle file degl’Italiani.
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