PER IL CLASSICISMO E IL RINASCIMENTO
Lodiamo di buon animo i buoni pensieri ne' due scritti del dott. C., intitolati I beni della letteratura e I mali della lingua latina, intorno agli offici delle lettere e dei letterati, intorno alle pessime condizioni dell'educazione letteraria qual fu e qual č in parte ancora fra noi e alla necessitŕ di una educazione piú veramente civile.
Ma noi amiamo e desideriamo il vero in tutto e per tutto: noi, abborrendo dalle comode declamazioni, crediamo non si possa comprendere in un odio e uno spregio sistematico tutto intero un secolo, tutta intera una letteratura, senza dissimulare molti fatti, senza sforzare molte illazioni, senza falsare molti giudizi; e, quando procedesi con buona fede e con animo volto al bene, com'č di certo il caso del signor C., senza involgersi in contraddizioni che nocciano capitalmente all'assunto. Anche noi anteponiamo di gran lunga, almeno quanto il signor C., la letteratura di Grecia alla romana, la trecentistica nostra a quella della seconda metŕ del Cinquecento. Il signor C. per altro, in quel che tócca della civiltŕ romana e della letteratura di tutto il Cinquecento, ha fatto ne' suoi scritti uno stillato, un sublimato, per cosí dire, delle opinioni del Balbo e del Cantú, e troppo ai loro asserti si affida, troppo si abbella fin delle loro citazioni. Ma il Balbo e il Cantú, oltre che in letteratura e in filosofia non attinsero sempre alle fonti, vollero anche giudicare la storia e la civiltŕ cosí antica come moderna dal solo punto di vista cattolico.
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