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      C. fra i cinquecentisti il Savonarola), avrebbe sempre diritto a esser gloriosamente ricordato fra quei secoli ne' quali il genere umano dič piś larga prova della sua nobiltą. Ah, signor C., ben pochi segni dell'alfabeto ci vogliono e pochissimi secondi occorrono a scrivere di queste righe «l'impudenza di abdicare i diritti del cittadino e di rinnegare la terra dei padri č un tristo privilegio dei cinquecentisti:» ben poco ci vuole! Ma, quando voi infamavate cosķ molte generazioni d'italiani, non vi sorsero per un istante dinanzi agli occhi la greca figura di Francesco Ferruccio, non la romana di Andrea Doria, non la italianissima del Burlamacchi? E lo spasimo di un'anima e di un ingegno sublime tra l'ideale di una patria libera e grande e la realtą d'una corrotta politica, non lo sentiste voi mai nelle acerbe pagine d'un Machiavelli e d'un Guicciardini, le quali pur nel disperato scetticismo sono de' piś gloriosi monumenti del senno e della eloquenza italiana? E nel poema e nelle satire dell'Ariosto non vedeste la piś gran fantasia dell'Europa, che dalla trista veritą del servaggio si ricovera nel campo della libera idea? E nei comici, nei novellieri, nei satirici non avete sentito erompere un concetto accarezzato dagli italiani, fin nel secolo decimoterzo, il concetto della riforma e della libertą di conscienza?
      Ma voi conchiudete: «L'epoca che č corsa fra Dante e il Parini č una faticosa parentesi che interrompe il processo cronologico della letteratura italiana - parentesi che non ha relazione col suo contesto, ed č cosķ estranea alle leggi di continuitą, che č necessario addentellare la nuova letteratura al Trecento.


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Conversazioni critiche
di Giosuč Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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