Ma che monta? togliesi con ciò il pregio ad Ovidio di essere uno de' piú copiosi scrittori romani? Anche Dante e il Petrarca e il Boccaccio e il Machiavelli trascurarono piú d'una volta le regole del benemerito Puoti. E il verso d'Ovidio, che il dottor C. riporta come una confessione fatta dal poeta del suo sgrammaticare, Num didici getice sarmaticeque loqui, non significa veramente cotesto; sí è un accenno dello aver egli scritto nella lingua getica: del che piú largamente altrove:
Ah pudet! et scripsi getico sermone libellum.
Structaque sunt nostris barbara verba modis.
Et placui gratari mihi, coepique poetaeInter inhumanos nomen habere Getas.
Dopo ciò e con ciò tutto io non consiglierei l'Italia di arrendersi al piacere del dott. C. e ad abbandonare nell'istituzione giovanile l'insegnamento del latino. Per simili proposte di demagogica incultura e di sospettoso pietismo, ella n'ebbe alcuna volta di male parole dal Foscolo e dal Gioberti, non pedanti, credo. Del resto, all'Alighieri e all'Ariosto, al Vico e al Manzoni, avere scritto versi latini non guastò mica né l'ingegno né l'animo né la pietà.
IL BUCO NEL MURODI F. D. GUERRAZZI
Nella Nazione di Firenze,
3 marzo 1862.
IL BUCO NEL MUROdi F. D. Guerrazzi
Se alcuno, gittando gli occhi su tale argomento di appendice letteraria in un giornale stato sempre avverso ai procedimenti politici di F. D. Guerrazzi, se ne ripromettesse una fitta d'allusioni maligne o di volgarità invereconde, quegli s'ingannerebbe a partito. Di molte cose è ignorante chi scrive la presente appendice; ma questo non ignora, questo fermamente crede e liberamente professa: che lo scrittore, il quale pur essendo di pochissime facoltà rispetta in sé il ministero delle lettere, non ha da sottomettere il pensiero e la penna né al superbo giudizio della opinione creata dalle parti né alla variabile moda; e che a scrittor giovane massimamente si addice la osservanza verso chi formò con l'ingegno potente molta vita intellettuale della generazione a cui egli appartiene, a chi, atleta già provato nella lotta senza fine col male, resta diritto nel campo aspettando e ricercando tuttavia la battaglia, mentre i sorvenienti si perdono dietro a farfalle ed a fiori o scioperano all'ombra de' sacri boschi non da loro piantati.
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