Ancora: il Regaldi, quando vuole scrivere in prosa, ha mostrato di saperlo fare con larghezza e con determinazione di stile ad un tempo (e ricordavo i saggi su Parga, su 'l Capodistria, ed altre belle pagine staccate d'un viaggio per l'Ionio): onde questa Dora sarą di certo imaginosa, che non č male; ma sarą anche ragionevole e ragionata, che č bene anzi tutto. Di piś, aggiungevo, se la prosa poetica č un genere letterario (che ne dubito), in quel che č descrizione di viaggi dee fare men trista prova anche a cui non le sia favorevole molto. Nel viaggio in fatti, massime per paesi di montagna, lo spirito della natura mescolandosi a quello dell'uomo lo rinfresca quasi ed assottiglia; onde la maggior prontezza a comporsi o ricomporsi, di su i diversi aspetti che gli si presentano, altrettante reminiscenze e fantasmi; e la varietą degli oggetti succedentisi sempre nuovi e diversi porta seco la molteplicitą delle imagini, e la varietą dei toni e dei colori rende, quasi direi, probabile anche la partizione della prosa per istrofe. In fine mormoravo fra me e me questi versi del poeta:
Vidi fiumi tra campi ubertosi,
Vidi laghi tra chine fiorite,
Cittą prische, famose bastite,
Monumenti dell'italo onor.
Ma il pensier piś soave, piś santo,
Che i disir di mia vita nudrķa,
Fu il pensier della valle natķa,
Dei primi anni castissimo amor.
A questo amore per il paese ove uno č nato risponde sempre l'animo di chi non si avvezzņ ad ammirare fumum et opes strepitumque. Mi crebbe quindi il desiderio di sentire come il Regaldi, reduce di Grecia e di Soria, ritrovasse e dipingesse una valle del suo Piemonte: e prima lessi la Dora di séguito, poi la rilessi in piś punti; e tuttavia con piacere.
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