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      Il sanguinario padrone del suo corpo è disarmato da tanta virtú e magnanimità, la tigre risparmia il leone incatenato e trema dinanzi al terribile monco che ella potrebbe con una parola mandare alla morte. Michele Cervantes è conosciuto per tutto Algeri sotto il nome del monco, e il Bey confessa ch'e' non può dormire tranquillo e sicuro della città, dell'esercito e degli schiavi, se non quando sa che il monco spagnolo è in buona custodia.
      Dissi che il Cervantes fu sempre soldato comune; ma, poiché pur in quel posto subalterno si poté segnalare e farsi particolarmente notare al suo gran generale don Giovanni d'Austria, egli ne ottenne, d'Italia tornando in Ispagna, lettere per il re con attestazioni onorevolissime che lo raccomandavano caldamente per un avanzamento. Ora, quando i corsari d'Algeri, catturandolo nel Mediterraneo, gli videro coteste lettere, lo tennero per un personaggio d'alto affare, e sí alta taglia gli posero a dosso, che la sua famiglia, per sacrifizi che facesse, non poté riscattarlo, e il povero poeta ne ebbe a durare piú lunga e piú crudele schiavitù. Cosí per lui il riconoscimento de' suoi servigi fu cagione di nuove disgrazie, e cosí la fortuna si burlò di lui sino alla fine; la fortuna che non perdona mai al genio d'essere pervenuto all'onore e alla gloria, anche senza la protezione di lei.
      Ma l'infelicità del genio è sempre l'effetto del caso cieco, o non piuttosto rampolla essa necessariamente dalla intima natura di lui e dalla essenza di ciò che lo circonda?


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Conversazioni critiche
di Giosuè Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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