L'entusiasmo dell'arte era forse la cagione che quei nobili spagnoli si godessero lo stesso, sí a ritrarre fedelmente un pitocchetto nell'atto di spidocchiarsi, sí a figurare la Vergine benedetta. O era l'attrattiva del contrasto che spingeva nobilissimi gentiluomini, un cortigiano azzimato come il Quevedo e un potente ministro come il Mendoza, a compor romanzi di truffatori e di straccioni: amavano forse trasportarsi con la fantasia dal loro monotono contorno a condizioni di vita tutte opposte, come press'a poco per un altro verso certi scrittori tedeschi, che riempiono i loro romanzi di descrizioni dell'alta societŕ e fan tutti conti e baroni i loro eroi. Nel Cervantes non troviamo ancora la tendenza esclusiva a descrivere l'ignobile per sé solo: egli mesce l'ideale al comunale, in modo che l'uno adombri o rischiari l'altro; e l'elemento nobile ha nel suo romanzo lo stesso posto e lo stesso svolgimento d'azione che il popolare. Ma questo elemento nobile, cavalleresco, aristocratico, sparí tutto dai romanzi degl'inglesi, che primi imitarono il Cervantes e lo ebbero sempre fino ad oggi dinanzi agli occhi come esemplare. Nature prosaiche quei romanzieri inglesi, dall'avvenimento in poi del Richardson! Lo spirito schifiltoso del loro tempo ripugna a ogni energica pittura della vita popolare; e dall'altra parte della Manica vedemmo uscire quei romanzi nei quali si rispecchia la piccola e digiuna vita della borghesia. Cotesta povera letteratura inondň e sommerse il pubblico d'Inghilterra, finché apparve il grande scozzese a fare nel romanzo una rivoluzione o piú propriamente una restaurazione.
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