Come difatti Michele Cervantes introdusse nel romanzo l'elemento democratico quando solo il cavalleresco vi dominava, cosí Gualtiero Scott gli restituí l'elemento aristocratico che era disparito dinanzi alla invadente prosa degli assettatuzzi cittadinuzzi. Quella bella proporzione che noi ammiriamo nel Don Chisciotte del Cervantes, l'ha resa al romanzo, con opposto procedimento, lo Scott.
Sotto questo rispetto, non è stato ancora, credo, riconosciuto il gran merito del secondo poeta inglese. Le sue inclinazioni tory e la sua predilezione del passato fecer di gran bene alla letteratura e a que' suoi capolavori, che sollevarono per tutto rumore e gara d'imitazioni, e respinsero ne' piú oscuri cantucci dei gabinetti di lettura i cinerei fantasmi del romanzo borghese. È un errore il non riconoscere Gualtiero Scott per inventore del romanzo storico e questo voler dedurre dal movimento tedesco. Si scorda che la caratteristica del romanzo storico sta appunto nell'armonia dell'elemento aristocratico e del democratico, che Gualtiero Scott, rendendo al primo elemento la parte sua, ha mirabilmente restaurato quell'armonia, turbata durante l'esclusivo signoreggiare del secondo; mentre invece i nostri romantici tedeschi hanno nei lor romanzi rinnegato del tutto l'elemento democratico, per rientrare farneticando nelle rotaie dei romanzi di cavalleria che erano prima del Cervantes. Il nostro La Motte Fouqué non è altro che uno spedato, sbrancato dalla trista compagnia di quei poeti che misero al mondo l'Amadigi di Gaula e altre simiglianti avventure; e io ammiro non solamente l'ingegno, ma il coraggio che c'è voluto al nobile barone per mettersi a scrivere i suoi libri di cavalleria duecento anni dopo l'apparizione del Don Chisciotte.
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