Qual legge, giustizia, ragione puň negare agli uomini privilegio sí dolce, qualitŕ sí principale, concessa da Dio a un ruscello, a un pesce, a un bruto e ad un uccello?»
L'intonazione č solenne, e bello il motivo. Ma, del resto, come disse bene lo Schlegel! che sfilate di razzi! Č sempre il solito vizio del Calderon: una imagine non gli basta: la prima non fa che mettergli appetito: come ciliege, l'una tira l'altra: e via per una pagina almeno, come processioni di fraterie per le strade di Madrid. E poi di tanti e sí smaglianti colori carica egli l'oggetto, che il lettore ne smarrisce la forma, ne dimentica l'impressione. Arrivato alla fine di cotesti periodi poetici, chi puň dire di riconoscer piú gli uccelli e i ruscelli di madre natura? E queste filze di madrigali vorrebbonsi raccomandare accanto alla stupenda unitŕ d'impressioni della tragedia greca e della inglese!
Nello svolgimento della terza fase del suo personaggio, il Calderon ha un riscontro, e pericoloso. Sigismondo che dubita se quello che l'attornia sia veritŕ, Sigismondo per cui la vita č un sogno, Sigismondo che per iscetticismo divien generoso, č Amleto: un Amleto ridotto, un Amleto abortito, come lo potea fare il poeta della inquisizione: ma il germe c'č. Egli si move, ben diverso dal gran sonnambulo di Danimarca il quale ha da lottare con una folla di uomini vivi che da ogni parte gli si serra addosso e gli chiude la via, egli si move, sparnazzando sentenze morali e azioni cavalleresche fra tante figure di legno, fatte e messe lí solo perché ei le atterri o le sollevi.
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