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Questo sentimento della vanitŕ di tutto, questa conscienza dell'ombra, questo raziocinare del sogno č la vita della Spagna nel misero regno di Filippo quarto e nel miserissimo di Carlo secondo. Tutto era deserto oramai nella Spagna; e Filippo secondo che si fabbricň la sfarzosa prigione dell'Escuriale nella solitudine arenosa č l'imagine del popol suo che si fa il suo teatro nel secolo decimosettimo. Il cattolicismo insidioso e freddo de' gesuiti, piú micidiale ancora che quel violento e sanguinario de' domenicani, avea fatto il vuoto intorno alla Spagna; ed ella preparavasi alla morte, che sentiva oramai vicina, adagiandosi nel cataletto come Carlo quinto; e come i monaci di S. Giusto salmeggiavano su la bara dell'imperatore vivo, cosí il poeta voleva consolare la patria moribonda col ricantarle su tutti i toni che la vita č un sogno.
E questa poesia di scadimento e di morte i fratelli Schlegel la proponevano per canone all'arte dell'Europa nuova.
SUL'ATTA TROLL
DI ENRICO HEINE
Prefazione all'Atta Troll tradotto da G. Chiarini (Bologna, Zanichelli, 1868) riprodotta con emendazioni ed aggiunte.
SUL'"ATTA TROLL"
I.
L'Atta Troll, immaginato in Cauteretz, piccolo borgo de' Pirenei, nel 1841, nella stagione delle bagnature, fu buttato giú in una prima composizione sul finire di quell'autunno, e nel 1842 pubblicato a pezzi in un periodico tedesco che s'intitolava Il mondo elegante. «Ma in generale i poemi epici - scriveva il Heine al suo editore Campe - han da essere rifusi piú d'una volta: quante volte rimutň il suo l'Ariosto! quante il Tasso!
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