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      Il poeta alla fine è un uomo, e i migliori pensieri gli vengono dopo il fatto3.» E cosí, pensatoci su ancora qualche anno fra i dolori d'una lunga malattia agli occhi e i fastidii d'una questione d'interessi con parenti, Enrico Heine, sol nell'autunno del '46, molte cose aggiunte, altre mutate, finí la piú fantastica e insieme la piú serenamente aristofanea satira che egli mai scrivesse e che la poesia germanica vanti.
      L'autore stesso, nella prefazione che va innanzi al poema, narrò, con quella intima e splendida arguzia che è tutta sua, le circostanze fra le quali l'Atta Troll venne su, e anche rivelò i suoi intendimenti e le mire. Le ragioni storiche e politiche, le piú peregrine notizie, i piú sicuri schiarimenti su le allusioni personali, gli ha dati Carlo Hillebrand nella lettera al traduttore e nelle note che adornano preziosamente questa edizione. E già esso traduttore aveva pubblicato in un fascicolo della Nuova Antologia dello scorso anno un accurato studio su l'Atta Troll e sul genio satirico del Heine. Dopo ciò una mia prefazione è da vero inutile. Ma la prefazione di un terzo qualunque a un libro non suo può ella essere mai altro che inutile? Perché questa mia sia meglio in carattere, io cercherò di rappezzarla rubacchiando a man salva di qua e di là.
     
     
      II.
     
      Atta Troll è il filisteo tedesco mascherato da orso. Ma che cosa intendono i tedeschi per filisteo? e che cosa è il filisteo in generale? Lasciamolo dire al Chiarini, il quale, per la pratica lunga che ha avuto con l'orso, deve conoscerne meglio di altri il genio le abitudini e i gusti.


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Conversazioni critiche
di Giosuè Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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