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      In fondo in fondo, a questo buon Dio, che fa paura ai bambini e alle balie, voi non ci credete piú di quello ci creda io. Solamente voi siete tanto vigliacchi che non ardite dirlo. Voi non vi stimate nulla voi stessi; ma vi mettete in positura dinnanzi al mondo, vi imbacuccate di berretti, croci, nastri; e vi scambiano per eroi. Bene! io, per me, sono un pazzo: non credo a nulla, disprezzo me stesso, ma dico la verità. Il mio cuore sanguina; ma le vostre stolte infamie non mi strapperanno mai altro che un ghigno di disprezzo, e io ho il diritto di frustarvi in faccia. - Cosí parlava il mago trasformato in pazzo di corte, con lo scettro di buffone nell'una mano e la frusta nell'altra. - Dài al miserabile! addosso al ciuco! morte al bestemmiatore! - gridò tutta la canaglia romantica, aristocratica e clericale. Ma egli, afferrando una torcia affocata, la ruotò intorno a sé, e intonò con voce stentorea la Marsigliese. - Oh, questo canto vi fa paura - disse: - per soffogarlo, voi vorreste rizzare un patibolo. V'aiuterò. - Il mago evocò allora lo spettro della ghigliottina. Ed ella si rizzò, alta e sanguinolenta, entro una nebbia rossa; e le si aggiravano intorno corpi senza testa, e si facevano riverenze l'un l'altro: erano Maria Antonietta e la sua corte. - Corpi senza testa, ecco l'immagine della vostra società - disse ridendo il terribile pazzo. E già si sentiva cantare lontano la Marsigliese, la Carmagnola, il Ça ira; e cotesti canti andavano crescendo come il muggito della tempesta, al rintocco del 1848. - Le jour de gloire est arrivé - gridò il poeta, gittando la sua torcia nel tavolato dell'intarlato edifizio.


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Conversazioni critiche
di Giosuè Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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