Heine assai prima delle giornate di luglio aveva gittato alle ortiche la tonaca del romanticismo; e ne' Reise-Bilder si era dichiarato per Napoleone, per la borghesia, per la libertą filosofica politica e letteraria; tutte parole e idee che allora andavano insieme a braccetto all'avventura: fuoruscito in Parigi dopo il '30, sonņ a doppio contro il romanticismo e la vecchia Germania. Ma i purissimi in patria erano rimasti fedeli alle tradizioni cristiane e germaniche del medio evo; e da una parte Menzel, il mangiator di francesi, che inorridiva al paganesimo del Goethe, denunziava (la espressione č del Heine) alla polizia della Confederazione i libri de' fuorusciti; dall'altra il Mayer il Pfizer e gli altri poetini della scuola sveva scomunicavano in nome della moralitą e dell'idealismo la nuova poesia. Heine dal suo lato rimaneva anch'egli costante nella fede alla poesia, nella religione del bello, nella politica dell'arte: fede, religione e politica, che egli sentķ professņ e trattņ sempre con devozione immutata ed integra. Perdurava egli del pari in quell'ardenza rivoluzionaria, che ai 6 e 10 agosto del 1830 gli fece scrivere dei pezzi lirici in prosa come questi? «Lafayette, la bandiera tricolore, la marsigliese! Io sono come inebriato. Audaci speranze si slanciano appassionate su dal mio cuore, come alberi con frutti d'oro e con rami di selvaggio rigoglio che distendono il loro fogliame fino alle nuvole. Ma le nuvole ruinanti in fuga diradicano quegli alberi giganteschi, e con essi si spazzan la strada davanti.
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