Fino i miei pensieri sono esiliati, esiliati in una lingua straniera.
«Felici coloro che all'estero han da combattere soltanto con la povertŕ, con la fame e col freddo, mali non piú che della natura. A traverso i buchi della soffitta sorride loro il cielo con tutte le sue stelle. O miseria dorata in guanti lustri, quanto piú infinitamente tormentosa! Doversi far acconciare, se non pur profumare, la testa disperata; e le labbra gonfie di sdegno, piene di maledizioni al cielo e alla terra, dover sorridere, sorridere sempre!
«Felici coloro che sotto il soverchio del dolore hanno perduto alla fine l'ultimo bocconcel di ragione e han ritrovato un ricovero sicuro a Charenton o a Bicętre, come il povero F... come il povero B... come il povero L... e tanti altri che io conosceva meno. Nella loro follía la cella pare ad essi la patria diletta; essi nella camicia di forza si credono vincitori di ogni dispotismo, si credono superbi cittadini d'un libero stato. Ma tutto ciň lo avrebber potuto avere anche a casa.
«Solo il passaggio dalla ragione alla follía č un momento increscevole e orribile. Rabbrividisco quando ripenso all'ultima volta che il F... mi venne a trovare, per dirmi sul serio che si doveva accogliere nella gran federazione dei popoli anche gli uomini della luna e gli abitatori delle stelle piú lontane. Ma come notificar loro la nostra proposta? Questo il punto difficile! Un altro patriota in simili disposizioni aveva immaginato una specie di specchio colossale, col quale rifletter nell'aria proclami in lettere gigantesche, tanto che tutto il genere umano potesse leggerli allo stesso tempo, senza timori d'impedimenti dai censori e dalle polizie.
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Charenton Bicętre
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