«Per il solito ne' miei sogni io mi siedo sul pilastro angolare al canto di via Laffitte in un'umida sera di autunno, quando la luna gitta lunghe strisce di luce su 'l sudicio lastrico, sķ che la mota sembra dorata se non pur seminata qua e lą di diamanti che scintillano. Gli uomini che passano sono della stessa guisa, mota che risplende: sensali di fondi pubblici, giocatori al rialzo, monetari falsi del pensiero, scribi a buon mercato, e ragazze anche a miglior mercato, le quali per veritą devono mentire soltanto col corpo, pance oziose che si rimpinzano nel caffč di Parigi e poi si precipitano all'Accademia di musica, alla cattedrale del vizio, ove Fanny Essler danza e sorride... In mezzo, un trepestķo di carrozze, un saltar di lacchč screziati come tulipani e volgari come i loro nobili padroni. E, se non erro, in uno di que' cocchi sfacciatamente dorati siede il gią mercante di sigari Aguado, e i suoi cavalli che passano pestando superbamente la mota inzaccherano dall'alto al basso il mio abito di maglia rosso rņsa... Gią, con mia gran meraviglia, io mi veggo vestito da capo a pič di maglia rosso rņsa, d'una veste color carne; poiché la stagione inoltrata e anche il clima non concedono una intiera nuditą, come in Grecia, alle Termopili, dove re Leonida co' suoi trecento spartani la vigilia della battaglia danzņ tutto nudo, tutto nudo, coronato il capo di fiori. Io vesto alla foggia del Leonida dipinto dal David, quando ne' miei sogni mi siedo su 'l canto di via Laffitte, ove il maledetto cocchiere dell'Aguado m'inzacchera i miei calzoni di maglia.
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