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      Il millennio del romanticismo è sul finire; ed io, io stesso, sono stato l'ultimo suo re favoloso, disceso volontario dal trono. Se non avessi gittato la corona e vestito la blouse, mi avrebbero a punto a punto decapitato. Quattr'anni or sono, prima di divenire apostata di me stesso, volli ancora diguazzarmi un poco al lume di luna co' vecchi compagni de' miei sogni; e scrissi Atta Troll, il canto del cigno d'un'età che declina; e l'ho dedicato a voi. Ed è proprio vostro; perché voi eravate il compagno d'armi che piú mi rassomigliava, sí nel serio sí nello scherzo. Come me vi adoperaste a seppellire il vecchio tempo e avete servito di levatrice al nuovo: sí, noi l'abbiamo messo al mondo, e ora ce ne spaventiamo: siamo come la povera gallina che ha covato le uova di anitra, e vede tutta sgomenta la sua covata gittarsi deliziosamente nell'acqua12.»
      Il poeta si è veramente confessato. Dunque si adoperò anch'egli a seppellire il vecchio tempo! Dunque serví da levatrice al nuovo! Egli sa ciò che ha fatto, e in fondo crede che è bene; ma ha dentro di sé la tenia romantica che gli dà il mal umore.
      Non voglio esser io a rappresentare Heine per rivoluzionario e radicale, e però lascio parlare un suo biografo tedesco, lo Strodtmann. «Questa spettrale e corusca apparizione del romanticismo per entro la fredda e arida vita del presente dà al poema un'attrattiva tutta sua e originale; ma noi ci accorgiamo súbito che quelle sono ombre morte, le quali ci volteggiano intorno stranamente gesticolando su la frontiera che separa il paesaggio del mondo antico dal paesaggio del mondo moderno.


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Conversazioni critiche
di Giosuè Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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