In mezzo al regno attuale degli orsi e prima dell'avvenimento delli gnomi l'autore del Canzoniere vuole abbandonarsi a un saturnale di fantasia, vuol prendere (perdonatemi, per amore della verità, la metafora) una romantica ubriacatura di poesia pretta, a onta e dispetto della scuola delle tendenze; se non che non può uscire dalla corrente, e con quel suo continuo ribattere a cotesta sciagurata poesia delle tendenze cade nella tendenza egli stesso.
V.
E in tali contrasti, e negl'intendimenti, in generale, che finora mi son provato a raccogliere e rappresentare, sta anche la ragione della diversità che intercede grandissima fra l'Atta Troll e le altre zoepiche (epopee bestiali sonerebbe improprio e sgarbato), che risorte dopo il risorgere dell'apologo nella smania del secolo decimottavo per il naturale affèttato, furono diversamente ammirate nel correre del nostro secolo. Il Reineke Fuchs, che Volfango Goethe lavorò nel 1793 sul rifacimento, in basso tedesco del Quattrocento, dell'antico poema francese della volpe, tiene e dalla origine sua medievale, del tempo delle canzoni di gesta, e dall'arte classica onde il poeta di Weimar allargò i rozzi ottonari in esametri solenni, tiene, dico, l'anima e le forme di una vera epopea, di una epopea oggettiva, nel cui sereno sorriso non v'è riflessione o inflessione di motivo personale. Gli Animali parlanti del Casti, composti dopo la tempesta della rivoluzione, nella oscillazione dei tempi e degli animi fra il Direttorio e il Consolato, rimangono a punto una cosa incerta in politica e in poesia: sono, non ostante l'opportunità delle allusioni e delle dottrine politiche, non ostante certa vivacità pittorica nei particolari, un troppo lungo apologo in stile troppo spesso di gazzetta: quelle bestie seguitano ad affannarsi per ventisei canti in sestine a dimostrare che non son bestie, il che appariva a bastanza dal primo canto.
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