E il Heine che viaggia i Pirenei in compagnia di Lascaro a caccia dell'orso č Enrico Heine vero, l'Heine dei Reisebilder, con tutto insieme la sua disposizione fantastica alla leggenda e il caustico riso, con la potente e profonda osservazione e la ingenua e infantile ammirazione amorosa della natura.
Quanto allo stile, a conseguire quell'agilitą e quella sveltezza di passaggi e varietą di toni che č mirabile nell'Atta Troll, Heine fu anche aiutato e giovato dal metro che elesse. Č in fondo l'ottonario delle romanze spagnole, che Herder avea gią introdotto col suo Cid nella versificazione tedesca spoglio di rime e di assonanze ma fissato nel trocaico di quattro battute: se non che Heine per piś regolaritą e per una tal civetteria lirica partķ i suoi trocaici in istrofe di quattro. Su la qual maniera di strofe lo Strodtmann fa un'osservazione giusta: «come la sloka indiana, secondo notava A. G. Schlegel, imita l'andar barcollante e dondoloni dell'elefante, cosķ il suono de' trocaici a quattro piedi fa tornare alla mente il passo dell'orso: v'č in fondo a quelle strofe un'avvertita e intenzionale monotonia, una gravitą pretensiosa, che procede pettoruta con la grandezza spagnola16.» Č vero, ma non č tutto il vero. La satira del romanticismo, che č insieme l'ultimo libero canto della poesia romantica, non poteva esser condotta meglio che col metro nel quale fece le migliori prove quella che agli Schlegel pareva la piś romantica delle letterature romanze, la spagnola; con quel metro lirico e insieme epico, e anche drammatico, che servķ all'intonazione montanara e marinara dei romanceri e al dialogo constellato di diamanti della commedia del Calderon.
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