Mira, Norma, a' tuoi ginocchiQuesti cari pargoletti ecc.
Essi signori parrucchieri e commessi viaggiatori non sanno che c'è una poesia italiana del secolo decimoquarto e decimoquinto, e che fu molto piú naturale e piú vera e piú varia della poesia degli arcadi classici, non che dei romantici lombardo-veneti, i quali spinsero il furore della originalità sino a rifare o contraffare in versetti metastasiani o in versoni cesarotto-foscolo-montiani i romantici francesi e tedeschi: non sanno che in quella vecchia poesia abondano le ballate vere a strofe ottonarie d'un andamento rotto franco e famigliare, che poi non si rivede piú se non forse in qualche parte obliata della poesia drammatica e popolare del secolo decimosettimo. Se dunque il Chiarini nel tradurre l'Atta Troll, e prima di lui il Berchet nel tradurre le vecchie romanze spagnole, risalirono a cotesti esempi; chi cotesti esempi conosce e conosce un pochetto della poesia straniera onde il Berchet e il Chiarini tradussero, sa, o crede, che facessero bene; perché con le strofe ottonarie del Metastasio o del Romani che stanno benissimo nei melodrammi, e con quelle del Parini o del Monti o del Prati che sono ai lor luoghi bellissime, il Romancero e l'Atta Troll non si traducono da vero, e tradotti in altro metro non sono piú il Romancero e l'Atta Troll.
Che se, dove in questo poema prevale l'elemento discorsivo e satirico la traduzione del Chiarini è alle volte ineguale né senza durezze o contorsioni, bisogna anche avere un po' di riguardo alla incredibile difficoltà del rendere in rime italiane quella poesia indiavolata; bisogna un po' vedere se l'originale in certi luoghi sia facile andante eguale, o non si contorca e sperda in giravolte d'allusioni e d'arguzie troppo misteriose e lontane e faticosamente cacciate.
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