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      Ma dove l'epos romantico si devolve con abondanza di cuore e di vena, la traduzione del Chiarini, fedelissima, ha pienezza d'intonazione, semplicitŕ di mezzi, rispondenza di movimenti e di suoni tale, che non lascia desiderar, credo, molto.
      Leggiamo, o rileggiamo, a prova, la Caccia selvaggia, che per l'invenzione e la rappresentazione larvale fantastica appassionata, ove il languor dei delirii a un latteo lume di luna pare ardenza di entusiasmi sotto il rosso splendore del sole, č, per me, il punto culminante, il punto che mi vince, dello strano poema (cap. XVIII-XX). Nella Caccia selvaggia, si sa, il poeta, rimaneggiando all'uopo suo un'antichissima tradizione odinica incristianita nel medio evo, figura il corteo degli spiriti nemici al cristianesimo o che non ebbero inspirazione o sentimento di cristiani, i quali la notte di San Giovanni vanno a caccia per i greppi de' Pirenei.
     
      Era appunto il plenilunioE la notte e l'ora quando
      Pe 'l burrone degli spiritiVanno i morti cavalcando...
     
      Risa, gridi e suon di corni,
      E di fruste scoppiettare,
      E nitriti lietamenteFean la valle risonare.
     
      Venían primi insiem correndoE cinghiali e cervi strani,
      E altre fiere, che inseguiteDalla muta eran dei cani.
     
      Differenti i cacciatoriE di tempo e di paese:
      Cavalcava con Nembrotte
      Carlo decimo, francese.
     
      Sovra bianchi palafreniS'avanzavano: i bracchieri,
      Dietro, a piede, coi guinzagli,
      E con faci gli staffieri.
     
      Io piú d'uno riconobbiNella gran turba. Non fu
      Quel coperto tutto d'oroForse un giorno il re Artú?
     
      Dopo i re e i guerrieri, i poeti:


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Conversazioni critiche
di Giosuč Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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