Alle fate tanto odioso.
Là, fiorente di perpetuaGioventú, sempre gioconda,
Vive in mezzo a la letiziaLa gentile e bella Abonda.
Fra l'odor di strani fiori,
Là ridendo ella passeggia.
Fra una turba di ciarlieriPaladin che la corteggia.
Ma Erodiade, la povera esecrata ebrea, sta sotterra nei vecchi sepolcreti di Gerusalemme:
Nel sepolcro fredda salmaStai dormendo tutto il giorno,
Fin che poi a mezzanotteTi risveglia il suon del corno,
E tu segui con Dïana,
Con Abonda, la feroceCavalcata, e con gli allegri
Cacciator ch'odian la croce.
L'attrazione della caccia selvaggia e la fatal simpatia d'Erodiade rapisce il poeta:
Qual gioconda compagnia!
Potess'io cacciar con voiPer i boschi ne la notte!
Starei sempre a' fianchi tuoi:
Poi ch'io t'amo sopra tutte!
Né la greca altera dea,
Né la fata amo del norde,
Quanto te, morta giudea...
Ogni notte nella cacciaAl tuo lato cavalcando
Verrò teco; rideremo,
Anderemo insiem ciarlando.
....e il dí piangendoSul tuo tumul sederò.
Sí, nel giorno, su gli avanziDe' regali mausolei,
Su la tomba dell'amataMi vedranno i vecchi ebrei
Star piangente, e crederannoCh'io lamenti sconsolato
La città santa distruttaE 'l gran tempio ruinato.
È uno strano pezzo di romanticismo classico ed ebreo; tradotto poi, che non si poteva meglio. A cui la traduzione non garba, si conforti coi Salmi adattati al gusto della poesia italiana dall'abate e avvocato Saverio Mattei, che del resto avea ne' suoi tempi sufficienza di dottrina; mentre i commessi viaggiatori d'oggigiorno per giudicare della musicalità in poesia hanno soltanto la capacità delle orecchie.
| |
Abonda Erodiade Gerusalemme Dïana Abonda Erodiade Salmi Saverio Mattei
|