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      Ecco fuor d'uso Fosforo
      Apre lucente il giorno:
      Tutto di fior cospargasiQuesto sentiero intorno,
      Questo sentier che scorgertiAl maggior tempio dê.
     
      Vieni, immortal Girolamo
      Che di pietà tutt'ardi,
      Gentil sangue degl'inclitiMagnanimi Baiardi,
      Vieni e volgi al gran tempioIl consacrato piè25.
     
      Per certa novità melodica dunque, prenunzia di armonie piú moderne, la Vita rustica piacque, o meglio, piace a giudici recenti anche severi. E mentre i coetanei del Parini e quelli che lo seguirono da presso, uomini di fino giudizio, non la annoverarono mai fra le odi migliori o fra le buone, il Cantú l'allogò, in compagnia della Caduta, fra gli Esempi della letteratura italiana26 d'ogni secolo, e il prof. Giuseppe Puccianti la elevò ai primi onori nell'Antologia della poesia moderna27. O, forse meglio, il Cantù e il mio egregio amico furono persuasi a quella scelta da ragioni morali e storiche. Per la concezione ed esecuzione artistica, quell'ode a me non pare che vada tra le belle del Parini.
      E s'intende. O composta su la fine del '58, come affermava il primo raccoglitore delle odi pariniane Agostino Gambarelli28, o a mezzo il '57, come piú tosto vorrebbe Filippo Salveraglio nelle note ricche di notizie ond'egli illustrò la nuova edizione data dal Zanichelli29, cotesta è la prima ode che il Parini scrivesse; e come nel metro cosí nei pensieri presenta a pena i primi segni d'una lenta e variegata trasformazione del materiale idillico dell'Arcadia. L'antico e immortale idillio, l'ideale della pace e del lavoro alla campagna, cantato fra le guerre civili da Virgilio da Orazio e da Tibullo, riecheggiato fra le guerre e le corti del Cinquecento dal Sannazzaro dall'Alamanni da Bernardo Tasso dal Tansillo, finí a essere strapazzato su le zampogne dei pastori del Settecento.


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Conversazioni critiche
di Giosuè Carducci
Sommaruga Roma
1884 pagine 237

   





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