Coraggio: risaliamo ancora al Cinquecento.
Giorgio Gradenigo, patrizio veneziano (1522-1600), non era gią un letterato: fu podestą piś anni in Cividal del Friuli, dove avea poderi; e ci tornava volentieri, e di lą scriveva agli amici. Non ha sempre pura la lingua, né sempre elegante la dicitura, e resta qualche volta impacciato dalle consuetudini scolastiche; ma il sentimento e la percezione del vero presto vince la maniera e rompe il ghiaccio e si fa largo fra gli impedimenti del fraseggiare, e trionfa.
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Ieri giunsi a Cividale: voglio dir nel contorno, nell'eterna primavera di Cividale. Vengono a me i pastori e i lenti bifolci dei miei poderi; qual col viso ampio e vermiglio, credo in virtś di uva e di mosto; qual tutto gravido e pieno di cacio e di latte. Quegli con pastoral riverenza s'allegra meco del mio ritorno, e in segno di ciņ mi porge un capretto: questi con allegra e compagnevole fronte mi mette innanzi un catino di fresco latte: l'uno m'ingombra le mani pur di cacio, l'altro di funghi. Colui mi dice in sua lingua, e con un moto di corpo esultante ed allegro in suo decoro - Signor, voglio che prendiamo de' tordi e gli godiamo insieme - : quell'altro mi dice voler ch'io vada con lui alla caccia, e potermi dare allora un lepre a cavalieri. Se ne vengono poi le pastorelle: una delle quali č bella qual altra mi ricorda aver veduta giammai: vince di bianchezza il latte; e il vermiglio che le sparge le guance sembra le rose e l'uva matura.
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